Può una conferenza supertecnica – Il senso del luogo di un vino e la firma aromatica dei cru Tedeschi- diventare coinvolgente come un concerto rock? La riposta è sì, se a condurre i giochi sono due personalità forti come il professore Maurizio Ugliano – un curriculum da fare impallidire qualsiasi altro accademico, con esperienze trasversali tra Napoli e Verona passando per l’Australia e la Napa Valley, uno che ha davvero l’animo rock e infatti suona il basso in una band – e come Jamie Goode, giornalista con un dottorato in biologia vegetale e editorialista di vino di The Sunday Express, autore per testate come Harpers, The World of Fine Wine, Decanter, GrapesTALK e Sommelier Journal, uno che ammalia la platea indossando una t-shirt e scarpe da ginnastica. A questo connubio già di per sé esplosivo si aggiunge l’autorevolezza di un’azienda come Tedeschi, che vanta una storia lunga quasi quattro secoli e che ha creduto nella grande ricchezza della produzione vinicola della Valpolicella. Oggi a guidarla i tre fratelli – Sabrina, Riccardo e Antonietta ognuno con un ruolo ben preciso come loro stessi hanno rivelato con ironia, proprio durante questa conferenza che si è tenuta il 6 giugno presso il Polo Universitario San Floriano, Villa Lebrecht (luogo incantevole) uno di loro è quello pieno di idee (Riccardo), una ha la concretezza per portarle avanti (Sabrina) e una tiene i cordoni della borsa (Antonietta). E proprio da un’idea di Riccardo è nato questo studio sul legame tra suolo e aromaticità dei vini e ha poi trovato nel Professor Ugliano la giusta spalla per portare avanti questa intuizione e darle validità scientifica. E in Jamie Goode il divulgatore adatto per scrollare la patina tecnica e raccontare la definizione di terroir anche attraverso stupendi disegni a mano libera. Cosa è emerso dalla conferenza? Per sintetizzare abbiamo capito che: il senso del luogo di un vino esiste (ed è un po’ come la madeleine di Proust), può essere misurato; dipende dall’uva ma si manifesta con la vinificazione e può essere gestito attraverso scelte di produzione in vigneto e in cantina. Insomma, il vino è come Sinner: ha i suoi colpi (aromatici) vincenti.